Cenni storici e differenze
Fondamenti della TBS
La terapia breve strategica (TBS), fondata dal Prof. Giorgio Nardone ad Arezzo, risente principalmente di quattro influenze:
1) gli studi sulla comunicazione di Bateson,
2) il modello costruttivista della cibernetica,
3) una sintesi tra l’approccio sistemico e gli studi di Milton Erickson ed infine
4) le discipline orientali zen accompagnate dall’arte della persuasione dei sofisti greci.
- Di Bateson sposa l’ipotesi che alla base del disturbo psichico vi sia un ‘errore’ di comunicazione che da funzionale si trasforma in disfunzionale per cui l’individuo, in relazione con il sistema, inciampa in un misunderstanding. Il problema psichico diventa pertanto non più un problema strettamente individuale ma sistemico.
- Del costruttivismo la teoria breve strategica abbraccia l’idea che non esista una sola realtà ma che esistano invece realtà ‘personali, codificate e costruite da ogni singolo soggetto’ (realtà di secondo ordine) e diverse fra loro, del costruttivismo accoglie l’idea di feedback, di retroazione per cui il sistema da lineare si trasforma in circolare (Nardone-Watzlawich 1997, 25).
- Milton Erickson influenza la terapia strategica con la sua visione antropologica, con la sua applicazione clinica che risolveva problemi in tempi brevi (Nardone-Watzlawich, 2007, 50-51).
- Delle discipline orientali zen e dell’arte della persuasione la terapia breve strategica prende in prestito il linguaggio e la lineare filosofia di fondo.
Non solo la sua origine, ma anche le sue procedure sono assai differenti dagli altri approcci psicologici.
La TBS sostiene infatti, che il problema si conosca solo mediante la sua soluzione e che se ne scoprano gli elementi piano piano durante la terapia stessa.
In altri termini, per noi strategici, è introducendo piccole variabili nel sistema- problema che ci si presenta ed osservando come tale sistema reagisce a queste variabili introdotte che veniamo a conoscenza di come quel problema era e di come esso funzionava. In questo senso non si forza di far rientrare il paziente e la sua difficoltà in una teoria standardizzata ed uguale per tutti ma si tiene conto della specificità della problematica e di come il paziente la vive.
Terapia Cognitivo- Comportamentale e differenze con la TBS
Similmente alla Terapia Cognitivo-Comportamentale che affonda le sue radici negli studi condotti nei primi decenni del secolo scorso da Watson, Skinner, Pavlov (ed altri), la TBS si propone l’obiettivo di investigare sul ‘come’ e non sul ‘perché’ di un dato problema, non sulle sue origini ma su come la problematica si mantiene in vita e su cosa fa l’individuo per affrontarla ed involontariamente ‘complicarla’.
A differenza dei comportamentisti però, che lavorano solo sul sintomo che blocca il paziente, la TBS interviene sul funzionamento dell’intero processo che si manifesta nel paziente proprio con il sintomo ed introduce come grande novità l’arte della persuasione (ad esempio il dialogo strategico e la comunicazione ipnotica) ed il concetto di Esperienza Emozionale Correttiva (EEC), elementi sconosciuti alla terapia Cognitivo-Comportamentale che “persuade” il paziente ad affrontare il suo blocco senza modificarne la cognizione emotiva e senza utilizzare un linguaggio ipnotico. Non utsando questi due strumenti (persuasione ed EEC) il paziente in Terapia Cognitivo-Comportamentale utilizza la sola forza di volontà per fronteggiare la sua difficoltà. Purtroppo, però, spesso solo questa non basta.
La TBS pertanto, differentemente alla Terapia Cognitivo-Comportamentale, utilizza un linguaggio ad hoc, l’arte della persuasione e la EEC per indurre il paziente al cambiamento.
Come è noto, persuadere una persona a cambiare e a fronteggiare le proprie difficoltà con l’aiuto della sola parola non è certo semplice e comunque non basta. Ecco perché il paziente ha bisogno di ‘sentire’ non con le orecchie ma col vissuto esperenziale la necessità al cambiamento; è proprio qui che, nella TBS, entra in gioco l’esperienza emozionale correttiva (EEC) prodotta dalle parole persuasive del terapeuta che permette di acquisire alla persona “la visione di una nuova realtà attraverso un processo di scoperta che il paziente pensa di aver guidato in prima persona” (Nardone-Salvini, 2008, 37) e che lo induce a sentire che il cambiamento sia irrinunciabile.
Mentre la Terapia Cognitivo-Comportamentale prescrive quindi un compito, volto alla risoluzione del problema, che il paziente mette in atto con la sola forza di volontà, la TBS, mediante un lavoro di persuasione precedente alla prescrizione del compito, rende nella mente del paziente il cambiamento come un qualcosa di inevitabile ed irrinunciabile. Così facendo il paziente, una volta sperimentata l’Esperienza Emozionale Correttiva, metterà in atto il compito senza sforzi perché avrà capito e soprattutto ‘sentito’ che è troppo importante ed imprescindibile per se stesso raggiungere quel cambiamento. La risoluzione del problema, dunque, nella TBS, non avverrà mediante la forza di volontà ma avverrà naturalmente senza sforzi.