Problemi di autostima bassa, perché? Cosa posso fare? Come la terapia breve strategica può aiutarti a costruire una buona autostima
Chiara Biagini - Psicologa e Psicoterapeuta online o a Roma
Ci sono dei termini oggi, come ‘ansia, attacchi di panico,’ o aggettivi tipo ‘narcisista, ossessivo’ ed altri, che sono diventati ormai di dominio pubblico anche ai non addetti ai lavori ovvero a chi non è specialista di problemi mentali. Tra questi termini, occupa un posto particolare anche il sostantivo ‘autostima’, usato da tutti in maniera dilagante ma a volte in modo improprio. Ma vediamo nello specifico che cosa è l’autostima.
Ecco come l’enciclopedia Treccani la definisce:
autostima: considerazione che un individuo ha di sé stesso. L’autovalutazione che è alla base dell’autostima può manifestarsi come sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che ciascuno può avere di sé, rispetto agli altri o alla situazione in cui si trova. Di norma l’autostima viene meno negli stati di depressione, mentre si rafforza negli stati maniacali.
William James (1890/1983), invece, maggiormente autorevole nel campo, andava più in profondità e definiva l’autostima come il rapporto che ognuno di noi ha tra il Sé percepito e il suo Sé ideale. Ma vediamo bene che cosa si intende con questo rapporto. Il Sé percepito equivale al concetto di sé, cioè alla conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità che riteniamo essere presenti o meno nella nostra personalità; mentre il Sé ideale è l’immagine della persona che ci piacerebbe essere. Secondo James un individuo sperimenterà una bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé ideale, cioè se il gap tra i due Sé è una forbice troppo grande. È infatti proprio l’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere, che ci evidenzia il grado in cui siamo soddisfatti di noi stessi. In altre parole, secondo la definizione di James, l’autostima sarebbe il risultato del confronto tra successi concretamente ottenuti e aspettative corrispondenti. Pertanto, se la forbice tra Sé percepito e Sé ideale è stretta la nostra soddisfazione sarà maggiore così pure il nostro grado di autostima.
Ma allora, ora che sappiamo che cos’è l’autostima e come funziona, come possiamo fare per farsi di possederne una alta? In realtà, rispondere a questa domanda è molto più semplice di quanto uno possa pensare. Se, come abbiamo detto, la nostra autostima risente della discrepanza tra Sé percepito e Sé ideale, la soluzione è ben presto data: occorre diminuire questa distanza… Tuttavia… questa consapevolezza genera un’altra domanda, cioè: come possiamo ridurre questo gap?
La prima cosa importante per diminuire questo divario è: essere più clementi con noi stessi! Che cosa significa questo? Questo vuol dire che dobbiamo riuscire ad avere un grado di obiettività tale da giudicare noi stessi e ciò che facciamo con metro più neutrale e non eccessivamente severo. In altri termini, spesso accade che il metro con cui giudichiamo noi stessi è molto più rigido rispetto a quello che utilizziamo con gli altri: da qui è facile arrivare a tirare le somme dicendo “io non valgo, l’altro più bravo di me!”. Insomma, non è possibile che tutte le volte accade qualcosa di brutto mi addossi tutta la responsabilità, e tutte le volte che accade qualcosa di bello dia il merito ad una contingenza che al di fuori di me. Fare questo discorso sta significare pensare che quando perdo la sconfitta vale doppio, quando vinco la vittoria vale zero. Leggere gli eventi in questa cornice, sicuramente non può farci costruire un’autostima buona, tutt’altro! Occorre pertanto valutare gli eventi che ci accadono con maggior lucidità e clemenza e soprattutto bisogna essere più obiettivi e meno severi con l’immagine che abbiamo di noi!
La seconda cosa importante, è scegliere bene gli obiettivi che vogliamo raggiungere ovvero, bisogna evitare di inseguire obiettivi che sono eccessivamente fuori dalla nostra portata e che quindi sarà improbabile raggiungere, perché essi ci potranno alla disfatta ed impatteranno in maniera negativa sulla nostra autostima. Questo non vuol dire rinunciare a traguardi ambiziosi ma organizzarsi in modo da raggiungerli senza rischiare di fallire. Meglio però, scegliere un obiettivo facilmente raggiungibile o un obiettivo più difficile dividendolo però in sotto-obiettivi più piccoli in maniera tale da avere più possibilità di raggiungere ciò che desideriamo, oppure, per traguardi più ambiziosi, acquisire nuove abilità utili a conseguirli.
Ogni volta che raggiungiamo un obiettivo, a meno che non ragioniamo col ‘se perdo vale doppio e se vinco vale zero’- che dicevamo prima- la nostra autostima aumenta in maniera esponenziale. In altre parole, sono le esperienze positive che permettono all’autostima di crescere, i buoni risultati rappresentano il nutrimento di cui questa necessita per innalzarsi, come l’acqua per una pianta.
Allora due sono le parole d’ordine: clemenza e obiettività!
La Terapia Breve Strategica si pone come ottima soluzione nei riguardi delle problematiche legate all’autostima perchè mediante il rapporto terapeuta paziente, questi può comprendere maggiormente e con più obiettività e clemenza il proprio valore, i propri punti di forza, le proprie risorse e lavorare implementandoli, sulle proprie abilità ed i propri angoli bui.
Non solo, nel percorso terapeutico professionista e paziente hanno la possibilità di concordare degli obiettivi raggiungibili e possono studiare insieme le modalità con cui raggiungerli monitorando passo passo la direzione verso la quale il paziente si sta muovendo.
Se desideri approfondire l’argomento o pormi delle domande contattami, sarò lieta di risponderti.